Sergio Morra

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Sballottati verso Sud – Monte Alpi

Sballottati a sud

Ripetizione di Sballottati verso Sud (R1 S1 5c obb. 6b+ o A0 – Imbrosciano, Grassi, Centobelli Giugno 2023 – Imbrosciano, Di Ruscio, Terrieri Ottobre 2023) in stile solitaria (Autosicura-Rope Solo)

Approfitto della presenza di due amici sul Monte Alpi per andare a ripetere una via aperta da un amico nel 2023.

L’alpinismo non è la mia attività principale, ma il fascino della montagna lo subisco come tanti di voi ed, ultimamente, mi capita spesso di praticarlo.

La particolarità dell “Arrampicare” è che è un gesto polivalente. Puoi applicare lo stesso schema motorio su massi, pareti, panelli oppure su montagne ma, a seconda di dove lo si pratica, assume significati ed emozioni diverse.

Al tempo stesso, però, l’arrampicare su pareti e montagne ha il limite di dipendere dalla disponibilità di un compagno di cordata quando questa non coincide con la nostra…

La via

Percorre la porzione di parete tra “La via di mezzo” e “Stellina dell’Alpi”. A differenza di alcune critiche che la descrivono come troppo vicina alle suddette, la via percorre una porzione di parete tutta sua se non per un parziale tratto di L3 in comune con “La via di mezzo”.

I primi due tiri sono discreti, con roccia compatta alternata a terrazzini detritici pieni di vegetazione (L1 – 25mt 5c+) e gradoni facili su roccia a volte instabile (L2). Su questo tiro non ho trovato le fessure descritte per proteggersi, l’ho quindi percorso totalmente sprotetto senza particolari problemi o pericoli (IV 20mt). Queste due lunghezze non eccezionali sono l’antipasto ai due tiri che vale la pena ripetere.

L3 (50mt 6a) é il tiro più lungo, un bel viaggio che inizia con una placca solida ed un primo passo di 5c obb. seguito da una sezione liscia di 6a che può essere deviata leggermente sulla destra. Dopo un’altra sezione di placca la via sgrada e percorre un breve tratto facile condiviso con “La via di mezzo”. Da qui procede per la sua sosta sulla grande cengia, a sinistra della “Continuità”.

L’ultimo tiro, il più difficile, prevede un’arrampicata di grande precisione sugli appoggi per lo più svasi, e di un minuzioso spostamento del peso su una placca compatta quasi verticale. Appigli non pervenuti! Da S3 la via (30mt) parte per spit ben visibili e traversa a sinistra sfruttando uno scivolo obliquo per i piedi percorribile in incrociato simultaneo. Ci si ritrova quindi alla sezione complessa di uscita in verticale (6b+ o A0). Da qui sgrada per S4 da cui cominciano le calate che si congiungono a S3 di “Stellina” e continuano come da relazione.

Ho scelto di percorrere l’itinerario in solitaria per ripetere e perfezionare alcune manovre, approfittando della presenza dei due amici sulla via accanto, così da avere un supporto in caso di eventuali problemi. La scelta si é poi rivelata opportuna al contrario poiché, a causa di un incidente di percorso, toccherà ai miei amici calarsi sulle mie corde.

Ho appreso questa tecnica confrontandomi con grandi alpinisti come Rolando Larcher, Paolo Caruso e Andrea Imbrosciano dai quali ho imparato i setup e la logistica, quindi, nulla é improvvisato, lasciato al caso, o frutto di invenzioni fantastiche e sconsiglio di praticare questa tecnica arrangiandosi con grigri modificati e poco altro. Oltretutto un semplice imprevisto in solitaria può diventare un problema enorme dovendosi occupare di tutto da soli, figuriamoci un infortunio.

Un “piccolo” incidente:

Una volta raggiunta S3, e risceso ad S2 per le operazioni di recupero corde, grida spaventate dall’alto anticipano il peggiore degli scenari possibili in montagna. In un delicato traverso fuori via, il primo di cordata smuove un frigorifero di roccia appoggiato su di un pilastro. Il tempo di alzare lo sguardo per rabbrividire: il frigorifero atterra sulla grande cengia poco sopra di me (S3) ed esplode in centinaia di meteoriti che, con un sibilo fragoroso, tagliano l’aria e cominciano a piovermi intorno coprendo le urla degli amici che dall’alto, terrorizzati, non riescono a vedermi. La scena é veramente da film, giuro, ma la paura non trova spazio in quegli attimi di concentrazione in cui faccio il possibile per spalmarmi alla parete con lo sguardo rivolto in alto, come se potessi scansarmi da uno di quei bestioni in caduta libera. Resto raso alla parete, due massi grandi mi sfiorano le gambe. Lo zaino, rimasto appeso più esterno, frigge in aria sotto alcuni colpi. Poi tutto finisce e, ancora inchiodato al muro, rispondo alle voci rotte dall’alto. Stiamo tutti bene. Inspiegabilmente le mie corde, stese sotto la scarica da S3, sono rimaste integre! Una delle corde dei ragazzi, invece, resta fuori uso. Recuperiamo le forze e, con ben poca serenità, proseguiamo per completare gli itinerari e approcciarci alle calate che effettueremo poi sulle mie corde illese.

Come se non bastasse, durante le calate da S1 a terra, un ultimo masso di medie dimensioni piomba a meno di 5 cm dalle corde, come a ricordarci chi comanda veramente!

In definitiva, l’attenzione in montagna non é mai troppa ma da sola non basta. Negli ambienti appenninici è frequente ritrovarsi a dover superare tratti instabili per raggiungere pareti compatte e padroneggiare uno stile di arrampicata “delicato”, evitando di caricare gli appigli con tutto il peso, diventa fondamentale. Anche adottare semplici comportamenti basilari in questi ambienti come, ad esempio, mantenersi il più possibile al riparo durante le soste o evitare di pendolare sulle corde in calata è fondamentale per evitare di innescare situazioni pericolose.

1 Capricorn at its best

2 Sballottati verso Sud

3 Le molle delle mutande

4 Il delicato traverso di L4

5 Incidente di percorso

6 PARADIGMA – Goditi il viaggio

7 La legge non é uguale per tutti – Vito Maiullari

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